- "C’è un’azione peggiore che quella di togliere il diritto di voto al cittadino, e consiste nel togliergli la voglia di votare". - Robert Sabatier -

25 mag 2024

L'Augusto 3


L'augusto 1

Augusto, certo che i monelli fossero nascosti da qualche parte nel buio della sera, aspettando di vedere quel che sarebbe accaduto alla loro piccola vittima,  aprì la porta e tuonò.
- Bul!  
Non accadde nulla.
- Buuul! Vieni fuori se sei veramente un capo e non un fantoccio.
Bul, nascosto coi compagni dietro la siepe, si sentiva proprio così, un fantoccio, e tremava di spavento ma non intendeva certo farlo sapere ai compagni, perciò si alzò portandosi sotto la luce del lampione, sicuro che da quella distanza nessuno avrebbe notata la fifa che sentiva scorrere nelle vene e si evidenziava nell'incertezza del passo.  
Vedendo Bul avanzare, i capelli  irti di gel e abbigliato come un bullo, Augusto si sentì riempire d'ira ma poi notò il tremore, il passo diseguale e si calmò.  
Chiara, fra spavento e curiosità, si era intanto avvicinata alla porta e vedeva avanzare, sbirciando fra lo stipite e il corpaccione del suo quasi salvatore, un esitante Bul.  
- Vieni avanti Bul, ed entra in casa che ti debbo parlare.
- Non posso, mio padre mi vieta di entrare in casa di estranei
- E allora perchè hai imposto di farlo a una ragazzina?  Chiama i tuoi compagni e dì loro di portare il pallone, io li aspetto qui.  Ci fu un certo movimento dietro la siepe che pareva animata ma poi, uno alla volta e con lo sguardo incerto,  sei ragazzini uscirono dal nascondiglio e andarono a posizionarsi dietro il loro capo.  Uno aveva il pallone e a lui Augusto chiese di portarlo a Chiara. 

A passi lenti il ragazzino arrivò sulla soglia del primo gradino, di tre, che lo separava dalla sua vittima e le tese il pallone. Quando l'ebbe tra le braccia, lei  lo strinse come un figlio ritrovato  e si sentì già paga ma  stupì sentendo Augusto chiedere a tutti di scusarsi del cattivo gesto e trattenne il fiato.    
Ci fu un gran silenzio e nessuno parve avere intenzione di obbedire a tanto comando che esautorava il capo e li umiliava.
- Uno ad uno -  precisò Augusto. 
Dopo un tempo che parve interminabile, Bul fece il primo passo verso Chiara e, borbottando a bassa voce,  si scusò. 
Lo fecero poi anche gli altri che, dopo il capo, trovarono più  semplice farlo.

Il lampione che illuminava la scena di quella strana sera, vide il gruppetto di ragazzini, a disagio, ricompattarsi,  salutare con un "ci si vede", volgere le spalle alla casa della loro disfatta e, prima a passo lento e poi di corsa,  allontanarsi.

Augusto e la piccola Chiara si guardarono commossi, ciascuno per i suoi buoni motivi e lui, dandole la mano, l'accompagnò vicino alla casa dove la mamma già aspettava dietro la finestra illuminata. La vide entrare, salutarlo sventolando la mano e allora si voltò per rientrare.   Tornando verso casa sentì una sensazione nuova in cuore...   non seppe darle nome ma gli piacque.  

Continua 





2 commenti:

  1. Ho sempre detestato i bulli, sono stata vittima anch'io, assomigliavo a Chiara !!! Ciao

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    1. Poi sei cresciuta bene, alla faccia dei bulli... o proprio grazie a loro.
      Ciao!

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