Oggi, in una chiesa bolognese, si celebrerà il saluto finale a un sacerdote che ha fatto della carità il suo tratto distintivo. La parola carità è solitamente visualizzata nel mendicante che all'angolo della strada, vestito di stracci, tende un contenitore di fortuna... aumentando l'autostima della mano che vi lascerà cadere una moneta. Il gesto deresponsabilizza ed è semplice (potenza di una monetina) ma questo può non essere carità perchè la parola ne contiene un'altra che è "caro" che significa l'avere a cuore, il sentire una fratellanza, un senso di solidarietà. Quel sacerdote, don Filippo, ha messo in pratica questo tipo di carità e mi ha insegnato che, approcciandosi all'altro, gli si deve riconoscere prima di tutto la dignità perchè se togli quella potrai anche vestirlo d'oro ma lui si sentirà sempre povero. A chi era nel bisogno lui offriva un lavoro momentaneo, che inventava se non l'aveva sottomano, perchè il denaro fosse scambio alla pari e non elemosina.
Ecco, questo e tanto altro era don Filippo e il mio saluto ora si fa tenero e grato.
Tante volte, anch'io ho dato qualche monetina ai mendicanti di turno, quasi un modo per dire "ho fatto quel che potevo". Però mi rendo benissimo conto che la carità vera è ben altro , è tutto quello che Don Filippo ha messo in pratica ed ha lasciato come insegnamento e testamento.Saluti.
RispondiEliminaSì, è come scrivi.
EliminaCiao Mirtillo. :)
Bello. Ci sono delle persone che sanno vivere "oltre" magari anche solo un po', e sanno testimoniarlo
RispondiEliminaE' come dici e questo "oltre" può essere per tutti, ognuno a modo suo.
EliminaCiao Alberto, grazie.
Per fortuna di preti che testimoniano davvero l'amore ne esistono ancora tantissimi. Non vivono sotto i riflettori, non chiudono la loro parrocchia, si fanno in quattro per tutti e ti ascoltano mentre gli parli o ti sfoghi soltanto. La dignità dell'attenzione.
RispondiEliminaAvere a cuore è il comandamento, anche laico, per vivere meglio o bene.
EliminaGrazie. Ciao Franco.