"Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi" afferma Milan Kundera ne L'insostenibile leggerezza dell'essere e già questa piccola frase meriterebbe uno spazio immenso... ma poi si dilunga chiedendo(ci) a che tipo di sguardo vorremmo essere sottoposti e nella sua disanima arriva a focalizzare il bisogno in quattro categorie.
Nella prima ci sono coloro che desiderano lo sguardo d'un vasto pubblico, seppure sconosciuto.
Nella seconda gli occhi desiderati sono tanti ma conosciuti.
Nella terza il bisogno è quello dello sguardo di un'unica persona: quella amata.
Nella quarta, infine, gli sguardi sono quelli immaginati, sognati.
Ma noi, abitatori del web, in quale categoria potremmo essere collocati?
Dopo brevi riflessioni, penso che noi virtuali non potremmo essere catalogati in nessuna categoria perchè anche scrivendo per un pubblico più o meno rispondente, emergerà sempre il come siamo fatti che ci caratterizza nella vita reale.
Cos'è leggero e cosa pesante? Ahahahah... perfido Kundera... scherzavo eh, già... uhm...
E'vero, credo che noi non rietriamo in nessuna di queste quattro categorie. Forse possiamo rientrare nella categoria di quelli che desiderano lo sguardo di un gruppo ristretto di persone, anche se sconosciute, con le quali vogliono più che altro confrontarsi piuttosto che essere da esse semplicemente guardate.
RispondiEliminaIo desidero solo ESSERCI. So pensare solo questo.
EliminaQuello che scrivi mi trova d'accordo e dagli incontri virtuali non mi aspetto visibilità ma, come pensi anche tu, civile confronto.
Grazie Caterina. Felice giornata
Sono convinto che scrivendo su un blog, anziché sul nostro personale word di casa, abbisogniamo comunque di qualche sguardo, conosciuto o sconosciuto ma col quale ci intendiamo a distanza, e come sottolinea Caterina, "confrontarsi" tra persone socievoli e di buon senso. Qualche volta non accade perché il web ospita un po' di tutto, ma basta defilare e defilarsi, e lo scostumato incomodo continua a viaggiare sul proprio gretto pianerottolo, senza più intralciare le nostre sensibilità. Quindi ben vengano sguardi curiosi e intelligenti. Ne abbiamo tutti bisogno, voglio credere.. ;)
RispondiEliminaAnche scrivendo nel silenzio della nostra stanza, e su un diario personale, esiste uno sguardo di cui tenere conto: il nostro. Lo scriveva bene Prezzolini e nel tempo mi sono resa di quanto questo sia vero.
RispondiEliminaTornando al pubblico che ci guarda, credo che le categorie individuate dallo scrittore si riferiscano alle intenzioni. Per alcuni lo sguardo è il fine, per altri è il mezzo di condivisione.
Viva gli sguardi curiosi e desiderosi di partecipazione.
Ciao!
Mi si perdonino gli errori.. scrivo ancora su mezzi di fortuna.
RispondiEliminaIl virtuale è un modo di comunicazione un po particolare, dunque Sarì non ci possono catalogare.
RispondiEliminaE' dal 2000/1 che frequento il il blog già scritto inizio con splinder .......... posso assicurare a chiunque lettori quasi zero ........... ho scritto le mie "stupidaggini" per me o meglio dire (ricordo a me stesso)
Sarì a proposito di errori, da me ci sono a iosa, nei commenti cerco di stare attento.
Buon pomeriggio
Ricordo Splinder... ottima piattaforma e ben frequentata... non ho capito perchè sia stata chiusa.
EliminaCiao.
tocca che mi ripeta: bisogni non ne ho.
RispondiEliminalo sguardo ovviamente è collegato al dialogo. a me piace, ma non si può dialogare per forza.
buon giorno
Di un solo sguardo siamo interamente succubi: il nostro. Quello più severo. Quello a cui non possiamo sfuggire. Quello incontestabile.
RispondiEliminaCiao Ant. ;))))))
sì, ma non sono poi così severo :)
Eliminaciao