Cara professoressa,
non le appaia strano che le scriva dopo i tanti anni trascorsi da quando ero una sua allieva, in realtà non l'ho mai scordata e l'ho tenuta sempre accanto a me.
Sono stata "sua" negli anni della contestazione studentesca, quando si aderiva alle manifestazioni senza avere gli strumenti per capirne le motivazioni, bastandoci quella ribellione che alla nostra età era fisiologica.
In una di quelle occasioni rivedo il professore di diritto e il suo volto paonazzo che, dall'alto del secondo piano della scuola che noi avevamo bigiata scioperando, urlava: "signorine, se non entrate subito in aula chiamerò la questura che vi ci porterà a forza. Guardando la sua ira mi sentii impaurita e spavalda allo stesso tempo ma le compagne più grandi mi spiazzarono ancora di più irridendo l'incoerenza fra la materia del diritto che lui insegnava con la forza a cui ora chiedeva sostegno.
Lei, cara professoressa, non prese mai posizione durante quei giorni tumultuosi ma ci invitò a leggere, leggere e ancora leggere perchè, diceva, solo chi sa può scegliere e non accodarsi alle idee degli altri facendosene servo.
Lei insegnava psicologia ma cominciò a distribuirci libri di storia e sociologia, i suoi, presi dalla sua biblioteca personale, invitandoci a confrontare, pensare, riflettere su quanto avevamo appreso dai nostri libri e quelli che lei ci proponeva. Erano libri vissuti e a lungo non capii come lei potesse separarsene per affidarli ad adolescenti ignoranti e tumultuosi come noi.
A me toccò un libro sulla seconda guerra mondiale e la sua lettura mi sconvolse tanto da chiuderlo sbattendo le pagine più e più volte. Eretico, così mi parve, perchè raccontava storie mai narrate, ragioni mai prese in considerazione e di popoli e fatti che nessun libro aveva mai menzionato. Nelle storie successivamente raccontate da altri libri, quei fatti li avrei poi riletti come veri.
Il libro non potei renderglielo perchè lei fu trasferita ma non volli tenerlo con me perchè scottava, pur chiuso nel comodino da notte, o forse più per la paura di avventurarmi in terreni impegnativi che non ero pronta ad affrontare. Così lo diedi ad un amico che s'incuriosì da quel che gliene avevo raccontato e mi piace pensare che anche nei suoi pensieri abbia fruttificato.
La ricordo anche fisicamente, professoressa, perchè era giovane, intelligente, simpatica e bella... tanto che una nota ditta di cosmesi l'aveva voluta come modella e noi ragazzine, che la guardavamo dai manifesti pubblicitari, eravamo orgogliose di quel successo che non ci apparteneva ma, in qualche modo, contagiava. Se la sua bellezza è servita a farsi meglio ascoltare, debbo benedirla perchè quel che lei tentava di inculcarci, ha messo radici nei miei pensieri e ancora oggi cerco di metterle in pratica.
Tradurre le idee in fatti, in scelte, non è affatto facile e quel che lei allora non poteva dirci, era che chi cerca di farlo deve mettere in conto due fatiche: quella di cercare di capire e l'altra di affrontare chi va dove porta la corrente e ti crede stupido proprio per quelle idee che sono costate impegno e fiato corto.
Le scrivo oggi che vorrei averla qui, in questi anni di cattiva politica e di un generale obnubilamento che ha visto sfumare il pensiero critico in favore di chiacchiere dannose, spacciate come risolutorie per il futuro. Di questa situazione, lei ne patirebbe come e più di me ma la sua presenza mi conforterebbe parecchio.
Grazie per quel che ha fatto per me e le mie compagne, professoressa e, se permette, l'abbraccio con affetto.
bellissimo. soltanto questo.
RispondiEliminaesistono ancora i veri maestri di vita? Quelli che non ti dettano le regole soltanto, ma ti offrono gli strumenti critici per affrontare ogni cosa?
Emanuela
Buongiorno Emanuela. Credo di sì, che esistano i veri maestri ma che siano in netta minoranza e, soprattutto, incompresi sia dagli alunni che dai genitori... entrambi contrari alla fatica e all'impegno. "Tirare fuori" da un ragazzo il suo "possibile" richiede una fermezza che oggi viene confusa con l'autoritarismo. Ero giovane in un periodo in cui apprendere era un privilegio, un desiderio che era sia del giovane che della famiglia e gli insegnanti veri potevano usare i mezzi che erano necessari per arrivare all'apprendimento. I tempi sono cambiati parecchio e le cose si fanno difficili sia per gli alunni che per gli insegnanti.
EliminaCiao.
Te beata che almeno una professoressa da ricordare l'hai avuta. I miei insegnanti furono soltanto severi per la loro comodità, ed odiosi chi più, chi meno.Ora che sono vecchia trovo inoltre che furono irrispettosi verso quell'età così difficile che è l'adolescenza e che noi vivemmo trascinando le nostre insicurezze senza chiedere aiuto neanche ai nostri genitori, tanto indaffarati a risollevarsi dalle macerie d'una terribile guerra.
RispondiEliminaBuongiorno Lili. Ma sì, sono stata fortunata anche per il fatto che quella professoressa non è stata l'unica ad entusiasmarmi, anche se è stata la più importante. Ricordo la mia insegnante di italiano, romana e di mezza età che, quando ci leggeva le poesie, lo faceva sedendo sui nostri banchi, fra noi e questa vicinanza ci dava il senso del suo parlarci "da vicino" perchè comprendessimo meglio quanto stava leggendoci. Da lei imparai a dire léggere invece di lèggere, orgogliosa per quell'accento tonico "straniero". Che cosa fantastica l'adolescenza...
EliminaCiao.
Credo che dovunque sia alla tua straordinaria professoressa sarà arrivata la tua lettera e l'avrà resa felice....
RispondiEliminaConcordo con te che abbiamo avuto il privilegio di vivere in un momento storico (io prima di te... ma per noi che uscivamo dalla guerra era un'urgenza il capire...) pieno di voglia di apprendere e confrontare. Purtroppo vedo intorno - e nei miei nipoti leggo la conferma - oggi la scuola è dispersiva e superficiale. A che cosa prepara questa "buona scuola" che buona proprio non lo è?
La buona scuola? Questa senza fondi non può che scadere e produrre adulti di scarsa qualità ma io sono fiduciosa perchè conto sugli insegnanti e sul loro orgoglio (per chi ce l'ha e sono in tanti) di professionisti.
EliminaCiao Fausta.
la cattiva politica e il cattivo pensiero però non sono solo di oggi. buon giorno
RispondiEliminaE' come dici ma mentre ieri ogni comportamento non onesto era condannato, oggi non lo si fa più e pare quasi normale che si rubi ai poveri per dare ai ricchi.
Elimina'Giorno.
Una bellissima lettera ed un modo chiarissimo di esprimerti, complimenti!! Sono stati anni pieni di idee e di ideologie, e sei stata fortunata, ad incontrare una persona che vi ha aiutato a far crescere il senso critico, e non aderire senza pensare. E poi...quanto potere in un libro !!! Da fartelo maneggiare come una pietra incandescente !!!
RispondiEliminaI libri, come i pensieri espressi, le idee, sono armi, le più potenti ed è per questo che certe forme di governo scelgono forme di istruzione superficiali per i loro popoli... è chiaro come preferiscano "nutrirli" con qualcosa che viene chiamata svago ed è obnubilamento.
EliminaCiao.
Spero solo che questa lettera sia giunta in tempo...
RispondiEliminaQuesta lettera non è giunta perchè non è mai partita. E'la lettera di una persona che si volta indietro e guarda con occhi maturi il cammino percorso... 'ho scritta l'attimo prima di pubblicarla ma è vero che quella professoressa ha influito molto sul mio modo di pensare
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