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1 ott 2014

La storia di Giovanni

dal web



La storia di Giovanni



Viveva in un mondo tutto suo. Morbido e silenzioso. Vibrante di sensazioni calde.
Giorno per giorno imparava cose nuove.
Da lontano arrivavano suoni, ma quando entravano lì tutto si faceva tenue, musica.
Aveva scoperto da poco la danza,  e con la danza il suo corpo: le braccia,  le mani, le dita, i piedi.
La montagna calda che lo ospitava gli era amica. Gli parlava non si sa come: la voce  arrivava,  misteriosa come il cibo che lo nutriva.  Un ritmo regolare scandiva il tempo:  tocchi  tranquilli e sonori,  dentro di lui e sulla sua pelle. 
E caldo tepore dappertutto.
Sicurezza.
Conosceva   ogni   frammento  di  quel  suo mondo. Tutto  era  suo, fatto su misura.
Oltre, solo una sconosciuta minaccia, forse un mostro nero.

Ma un giorno accadde.
Ciò che  era  stato la sua sicurezza  si infranse d’improvviso,  scivolava  via.
Scoprì il freddo e la paura, la ruvidezza e il dolore.
Spinto via, gettato lontano come una cosa inutile.
Sempre più dura,  sempre più forte,  la montagna  era tutta  contro di lui e allora lui si arrese, tradito;  smise di resistere  e si lasciò spingere via. . . . . finchè cadde nella luce del giorno, il primo per lui. 

L’aria corse per la prima volta nei suoi polmoni e per la prima volta sentì la sua  voce  che  riempiva  il  mondo  nuovo,   rassicurato  da  mani  che  lo accoglievano e lo proteggevano.
Mani che pulivano e cullavano. Mani morbide e calde. Mani di vita.
- E’ un maschietto. Si chiama Giovanni.

Mentre tanti e tanti anni dopo, Giovanni stava per morire, improvvisamente, si ricordò  del giorno in cui era arrivato nel mondo,  quando aveva imparato che morire e vivere si fanno sempre compagnia e che la morte getta nella vita vera, anche se infrange i sogni e la danza.
Allora  non ebbe più paura della montagna che un’altra volta  stava cadendo su di  lui,  né  più  si  sentì perso  mentre il mondo  che  amava  e conosceva ancora una volta rovinava intorno, mentre la vita lo spingeva via.
Una grande pace lo invase, un brivido di gioia lo percorse, e sorrise, affidandosi alle mani che lo avrebbero accolto  cadendo nella luce del giorno.
Il  Primo per lui.




                                                                                                    
Valeria Boldini


4 commenti:

  1. Bello e straziante. Ciao Sari, tu sei sempre avanti.

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    1. Cara Loretta, io leggo questo racconto con speranza.. mi pare dica che è possibile quel che la ragione pare negare e che niente di quel che accade ci deve far disperare.
      Credi che se dicessi al bruco chiuso nel suo bozzolo di non preoccuparsi, che sta solo diventando una bellissima farfalla, mi crederebbe?
      Loretta, anche tu sei "avanti" ma non lo sai perchè ti pare normale essere lì.
      Un abbraccione, buona giornata.

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  2. Bellissimo !! Mi hai fatto piangere una volta di più, in questi giorni. Ti abbraccio.

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    1. Cara, a me ha dato sollievo questa lettura e vorrei fosse così anche per te.
      Un pensiero per te e i tuoi cari.

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- Grazie per il tuo commento che sarà sicuramente rispettoso.