Si chiama Carola, è cagliaritana, insegnantə, parla quattro lingue ed ha 31 anni. Questa giovane donna si è concessa un anno sabbatico, iniziato ad ottobre, per ripulire il mondi che incontra dal pattume. In questo mese ha raccolto ben duecento kg di plastica e guardando le foto che ritrae il cumulo di materiale di scarto, mi chiedo chi siano le persone che abbandonano quel che sarebbe facile mettere nei cassonetti. Mi chiedo: ma questi ci sono? Occorre fare qualcosa per diminuire gli scarti, per non tornare a casa dal mercato e dover portare la metà delle buste nei contenitori della spazzatura... ma come fare?
Se l'è chiesto anche Carola che ha iniziato un percorso impegnativo di raccolta che è sfociato in un viaggio.
Che dire... questo è un bell'esempio e se anche non ci si sente portati ad imitarla si potrebbe almeno ripensare ai nostri gesti, agli acquisti e a tenere pulito il piccolo mondo dove abitiamo.
QUI l'articolo di cui ho letto
È importante pulire il mondo e il gesto di questa donna è straordinario, ma credo che ancora più importante è cercare di non sporcarlo. È questo il vero problema, dovremmo tutti cercare di non far uso della plastica usa e getta. Io nel mio piccolo cerco di fare il possibile, ma per cambiare le nostre abitudini è necessario che ci siano delle normative. Deve cambiare il nostro costume, il nostro modo di vedere il mondo.
RispondiEliminaSono stata educata a non sprecare e a ponderare gli acquisti dalla mia famiglia e dalla nonna che combatteva gli sprechi in ogni forma e modo. Ricordo che, di qualche fatto per lei scandaloso, diceva in dialetto: pensi che il mondo ne goda? Ecco, fare un danno al mondo era per lei peccato mortale. A suo tempo fu contro i detersivi in polvere che pensava avrebbero avvelenato l'ambiente e ai promotori che passavano porta a porta per lasciare una scatola in omaggio, chiudeva la porta dicendo sottovoce: vergognatevi.
EliminaIo cerco di informarmi per poter scegliere ma non sempre è facile.
Buona giornata Caterina.
Sarebbe già un miracolo se dappertutto si facesse raccolta differenziata. In mezza Roma ancora non accade. E anche qua è questione di educazione, di esempio, ma anche di stop alla tolleranza verso chi sporca e se ne frega. Concordo con Caterina: ci sarà un motivo sul perché danesi o svedesi a Roma sporcano e a casa loro no?
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo con te ma aggiungo che la raccolta dovrebbe esere uguale in tutto il territorio nazionale e con indicazioni precise sul materiale di cui ci si sta liberando.
EliminaIo proporrei sigle... una per la carta (vera carta) una per la plastica con codice, una per il vetro e una per tutto ciò che rappresenta l'indifferenziato. In tal modo le raccolte sarebbero davvero utili, ma questo non sarebbe gradito ai produttori che hanno esigenze personali che sfuggono alle nostre logiche di utilizzatori finali dei prodotti.
Ma che libertà è quella di gettare anche un piccolo incarto a terra? Quel gesto costerà a noi, all'ambiente e alla salute. A casa nostra tutto pare concesso e gli stranieri forse intendono, con il gesto incivile, dirci di noi e, in ultima analisi, anche di loro.
Buona giornata Franco.
Brava e coraggiosa.
RispondiEliminaDavvero coraggiosa.
EliminaBenvenuta e grazie Sull'amaca.