Eccomi a svelare la parola di cui ho parlato nel post precedente.
Integrare, questa è la parola.
Se vi chiedessi di associare una vostra parola a quella proposta, cosa direste? Forse aggiungere o completare? Provate a rispondere...
Integrare è incorporare un elemento nuovo in un insieme per fonderlo in modo armonico.
Se riferito ad un testo si può immaginare che in tal modo lo si completi con notizie, foto, link per arricchirlo e renderlo adatto, soddisfacente.
Se si parlasse di alimentazione si potrebbe pensare ad aggiungere alla dieta qualche sostanza che serva al benessere o ad una guarigione.
Se si parlasse di un bugiardino si potrebbe pensare all'aggiunta di indicazioni o controindicazioni atte ad una informazione corretta e/o necessaria.
Se si trattasse di un coro a cappella potrebbe significare l'aggiunta, preziosa, di una nuova voce.
Invece...
... se si tratta di società, di accogliere cioè persone diverse, il fatto diventa negativo, un problema, e per integrazione s'intende che i nuovi soggetti diventino uguali alla società in cui sono inseriti affinchè non si facciano notare. Ma questa NON è vera integrazione.
La società ha paura di cambiare e sente i nuovi venuti come pericolo?
Credetemi, intendo rimanere sulle parole, sulle idee, senza entrare nei fatti drammatici di questi tempi e mi chiedo: perchè abbiamo così tanta paura? Perchè siamo così asserragliati nelle nostre case, quartieri, città?
............ continua...........
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In realtà, da sempre, l'altro, e per altro non si intende solo il diverso, ma anche quello che viene da fuori, che non fa parte della nostra società, del nostro mondo, da sempre fa paura. Non ho fatto analisi e non voglio fare della psicologia a buon mercato, ma è la paura ancestrale verso chi vuol entrare nella nostra caverna per rubarci lo spazio che ci difende dai pericoli.
RispondiEliminaE se non si trattasse solo di spazio fisico ma del timore d'essere contaminati? Della paura di cambiare, di non riconoscere noi e le nostre cose come le abbiamo sempre pensate, viste e decise?
EliminaIl mio è solo un pensiero che non so ancora bene delineare.
C'è una piccola discrepanza,
RispondiEliminaIo devo accogliere chi vuole integrarsi
quindi da parte mia ci vuole accoglienza
l'integrazione è una cosa che non è temporanea ma definitiva
quindi è necessario che ci sia una volontà da parte di chi voglia integrarsi
e io dubito che questa esista, non esisteva nei nostri emigranti e non credo che esista nei nuovi
perchè, da mie ricerche presso immigrati che conosco la stragrande maggioranza intende tornare in Patria.
Cosa dovrebbe cambiare in me se dall'altra parte non si cerca integrazione?
Niente, l'accoglienza dovrebbe essere la stessa rispetto a chi vuole integrarsi
o a chi vuole coinvolgimento, conoscenza e convivialità e io mi sforzo di essere accigliente,
magari non sono sempre disponibile con chi insiste nel chiedere se voglio comprare questo o quello
o con chi chiede elemosina ma certamente cerco condivisione e cerco di essere accogliente.
Hai scritto qualcosa d'importante, secondo me... "l'integrazione è una cosa non temporanea ma definitiva".
EliminaE' questo che occorre capire senza esserne troppo turbati... chi arriva deve perdere un poco di sè per avvicinarsi a chi l'accoglie... e chi accoglie deve fare altrettanto per permettere all'altro di fondersi nella nuova società che si verrà a creare.
"interagire" mi viene così,senza pensarci
RispondiEliminaAnche il tuo è un bellissimo verbo, grazie.
Eliminaintegrare-fondere-contaminare-arricchire
RispondiEliminaDi quelli che citi, quel "contaminare" rappresenta la paura che ci fa ostili.
EliminaGrazie.
Ma non è vero RINA! Faccio un esempio : la nostra musica è piena di contaminazioni mediterranee, hai presente Pino Daniele? Anche nelle ricette di cucina ci sono delle contaminazioni con altre tradizioni, quindi "contaminare" può avere una valenza indiscutibilmente positiva. ci si "contamina" anche nell'arte. Se culture diverse restassero insieme immobili, sarebbe triste!
EliminaHo inteso il verbo nella sua accezione negativa e avrei dovuto scrivere che "rappresenta ANCHE la paura che ci rende ostili".
Eliminaottimi post riflessivi. la parola integrazione, usata e associata al fenomeno immigrazione, non mi è mai piaciuta. pare fare riferimento ad un corpo estraneo, che resta tale (o richiedere una sua sostanziale modifica e adeguamento). anche il termine inserimento non mi soddisfa del tutto per gli stessi motivi. propenderei per interazione. buon giorno
RispondiEliminaMi trovi d'accordo ed è questo che succede con la nostra idea di integrazione... accettare qualcuno lasciandolo eternamente nel suo ruolo di corpo estraneo.
EliminaBuon pomeriggio Ant.
Ogni cambiamento, ogni fusione è un salto evolutivo che necessariamente passa per "l'integrare". Il nuovo spaventa e per tale ragione, il vero balzo sosta a lungo tra le onde, nel sciabordio del loro moto a volte convulso.
RispondiEliminaUn abbraccio
Giordan
Il cambiamento spaventa, anche quello necessario... mentre subiamo senza batter ciglio quello che ci viene imposto da interessi "altri", che non coincidono con i nostri.
EliminaGrazie del commento poetico.
Un abbraccio. :)
AGGIUNGERE...
RispondiEliminaAggiungo un po' di me in un luogo che non conosce nulla di me e del mio vissuto culturale.
Forse non è questione di integrarsi, mescolarsi o... dir si voglia, forse è importante sentirsi felici seppur tanto diversi.
Parlo come una che, da poco ritornata in Nicaragua, deve ricominciare daccapo come ogni volta.
Rimarrò sempre la "chele" o la "gringa", quella che a colazione non mangia "gallo pinto" lasciando tutti increduli.
Tante cose non mi piacciono di alcune loro abitudini ma so che molte mie abitudini non piacciono a loro ma ci piacciamo comunque.
Quando torno in Italia trasporto tutte queste mie esperienze lì e devo ammettere se lì si è diversi "non ci si piace".
Non si conosce il vero senso dell' integrazione.
Un caro saluto Sari
BENTORNATA! :)))
EliminaTu sai bene come si sta nella non-accoglienza, nel non-rispetto e mi è piaciuto come hai saputo arrivare al sodo: "a te non piace qualcosa di me, a me non piace qualcosa di te ma ci rispettiamo". Ecco, in questo rispetto, nella libertà che vicendevolmente ci si concede, c'è il segreto della vera integrazione.
Ciao cara, davvero lieta del tuo ritorno. Grazie.
"Perché abbiamo così tanta paura?". Sei tu a chiederlo, Sari. Ebbene, forse se non ci tagliassero la gole, se non ci buttassero giù i grattacieli pieni di gente, non ci facessero saltare in aria le stazioni ferroviarie, non ci promettessero di bruciare Roma, accettassero di costruire una chiesa in cambio di una moschea, smettessero di massacrare le popolazioni cristiane, beh, allora, forse, non avremmo paura. No, noi non simo buoni, ma neppure gli abitanti delle recondite regioni africane lo sono. Il "buon nero" non esiste, Lo zio Tom, succubo e gentile, verrebbe, come è giusto al giorno d'oggi, considerato un fesso. Sì, io ho paura e tu no? :)))))
RispondiEliminaLa paura c'è ma non dell'africano o dell'arabo. Temo quel che non conosco, quel che è ingiusto, temo il politico che ci impoverisce, chi esercita qualsiasi tipo di violenza, chi si ritiene buono e picchia moglie e figli, chi ruba assolvendosi col noto "tanto lo fanno tutti", temo la volgarità, chi sparge notizie false, temo gli ingiusti... temo tutti coloro che peggiorano la società.
EliminaSe gli africani oggi bussano alle porte dei "bianchi", lo fanno nel pieno diritto di chi è stato assassinato, impoverito, affamato, deportato e derubato di tutti i suoi beni. Li ritengo i nostri creditori.
Caro fratellone... so bene che non la pensi come me ma so anche che ci vogliamo bene ugualmente. Vedi Giba come tu ed io ci siamo "integrati" perfettamente?
Ciao.
Dove ho scelto la dimora che spero mi vedrà invecchiare mi sono inserita in un gruppo appena nato di belle ragazze brave e con manualità eccezionale, è una associazione che si chiama IdeaIntegrata... ognuno apporta motivi della propria cultura e tradizione inserendola in un contesto barocco, proprio del luogo, patrimonio dell'Unesco.
RispondiEliminaIntegrazione fino ad adesso è stata d'arte, ma ora con l'inverno cominceremo corsi di cucina che vedrà l'integrazione e la convivenza fra l'antica cucina Iblea e quelle arabe, africane... è gente stupenda che ha l'entusiasmo del nuovo e di rifarsi una vita.
Niente a che vedere con i ragazzi che camminano in gruppo, con cellulare da 800 € scarpe Nike, bottiglia di birra in mano, giubottini ble dati dalla comunità Europea... non bisogna avere paura, ma bisogna discernere ed integrare.
<un sorriso Gingi
Perfetto esempio di integrazione mista, brava Strega. Conosco anch'io situazioni simili... che siano nate con fatica o spontaneamente, le persone presentano un tratto comune: l'apertura mentale. Si pensa sempre che accoglienti debbano essere gli ospitanti ma è necessario che lo siano anche gli ospitati, per ottenere vera integrazione.
RispondiEliminaGrazie per questo contributo, ciao.
Brava SARI, hai colto nel segno, non basta sapere accogliere, occorre anche il saper "farsi accogliere" così ci si incontra. Dunque è il verbo che mancava : INCONTRARSI.
RispondiEliminaSì Lili, pur con tutta la comprensione possibile, perchè ci sia vera integrazione occorre che il patto venga accettato e rispettato dalle parti, altrimenti si verificano il pietismo, l' asservimento o lo sfruttamento.
EliminaCiao.
Come stai? tutto bene? Bacione.
RispondiEliminaTutto nella norma, cara Lili, un bacione anche a te.
EliminaQui langue,
RispondiEliminaeffetto vacanze?
Agli ordini, Nucci. ;)
EliminaIntegrare? Un abbraccio che accoglie tutti, indistintamente!
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