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3 giu 2020

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"Basta parlare di femminicidio. Mi vengono i brividi a sentire questa parola, è proprio brutta dal punto di vista lessicale. Si tratta di un omicidio, punto. E poi, mi scusi, ma esiste il maschicidio? Chi viene ucciso è una vittima a prescindere dal sesso", afferma la signora Leosini  in una intervista concessa per sponsorizzare un suo programma televisivo.

Eh no, non sono affatto d'accordo con quanto afferma la signora Leosini.
Dal punto di vista etimologico, alla parola omicidio si potrebbe opporre quella di femicidio ma non chiarirebbe la reale situazione. E poi maschicidio sarebbe una parola inutile perchè non esiste la situazione che potrebbe determinarla.
La parola femminicidio  non  è brutta dal punto di vista lessicale, ad esserlo è  il terribile fatto in sè e vorrei se ne inventasse una peggiore, tanto da far tremare gli uomini violenti.
Si potrà smettere di parlare di femminicidio quando certi uomini smetteranno di uccidere le donne in quanto tali, persone ritenute (arbitrariamente) obbedienti e serventi fino alla morte.

E' bene ricordare che...
"Quando parliamo di femminicidio quindi non stiamo semplicemente indicando che è morta una donna, ma che quella donna è morta per mano di un uomo in un contesto sociale che permette e avalla la violenza degli uomini contro le donne".
QUI l'articolo completo del sole24ore




12 commenti:

  1. Credo che la differenza tra "omicidio" e "Feminicidio" sia proprio questa . E' morta una donna per mano di un uomo violento, in un contesto sociale che fa poco per evitarlo. Saluti.

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  2. Sarà, Sari.Il termine femminicidio però io lo odio. Non è stata uccisa una femmina ma una Donna.
    Parliamo di donnicidio allora. Oppure, se proprio vogliamo usare il termine femminicidio contrapponiamogli quello maschidio.
    Uccisione di femmina o di maschio.

    Poi, l'omicidio è un atto vergonoso e vile in sè e per sè.
    Quando è il più forte a commetterlo sul più debole ancora peggio.
    Pene certe e pesanti per far paura a quegli str..i di maschi violenti. Toglierli dalla circolazione realmente e non dargli i domiciliari o la buona condotta.
    Magari con questa sicurezza le donne denuncerebbero di più e certi tipi (non voglio nemmeno chiamarli uomini perchè non lo sono se non fisicamente) avrebbero almeno un po' di paura

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  3. Credo sia da odiare il gesto e non la parola che si è resa necessaria dopo tanti secoli di uccisioni (impunite) di donne.
    Il temine maschicidio non è possibile perchè non esiste alcuna uccisione di uomini, da parte delle donne, in quanto maschi.
    In Italia sono calati gli omicidi generici ma non quelli che vedono soccombere le donne per mano di uomini che, invece, sono in aumento.
    Penso che l'unica soluzione a questo problema drammatico, sia la giustizia sociale (parità effettiva dei diritti e un pari trattamento economico a parità di lavoro) e la cultura del riconoscimento della dignità verso tutti gli esseri umani, a qualsiasi genere appartengano.
    Per il resto del tuo commento riguardante la denuncia, ti lascio alle cronache quotidiane che vedono le donne maltrattate costantemente in pericolo e che finiscono in quel peggio che hanno cercato di evitare.
    Ciao.

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  4. Cosa scatta nella mente di un uomo quando arriva a compiere un gesto così estremo nei confronti di una creatura molto più debole fisicamente? Sono arrivata a pensare che si tratti di un morbo, di un virus che s'insinua nella mente o di un gene che si trova esclusivamente nel dna maschile, più o meno forte e che si riveli nel momento fatidico della rabbia. Non si tratta certo di pazzia, come invece vorrebbero far credere alcuni avvocati della difesa per cercare di ridurre la pena dell'assassino. Allora cos'è? Soltanto malvagità? Finché la scienza non scopre cos'è che differenzia in modo così abnorme e atroce i generi, in fatto di crudeltà, noi donne non potremmo altro che soccombere e piangere le malcapitate vittime.

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    1. Poni sul tavolo grandi domande a cui credo occorra dare risposta, anche se difficile, se s'intende instaurare uguali rapporti fra uguali. Personalmente credo che gli ormoni giochino un loro ruolo ma non credo sia determinante quanto la cultura, il potere e dovere pensare che siamo tutti uguali anche se la natura ha disposto una necessaria diversità che dovrebbe essere riconosciuta come portatrice di valore.
      Purtroppo questo cammino è reso arduo, e talvolta impossibile, a causa delle leggi che hanno sempre penalizzato la donna anche e soprattutto sul piano economico. Dividere il mondo a metà, annullandone diritti e potere, fa sempre comodo a chi comanda.
      Sminuire o irridere una donna che chiede aiuto a causa della violenza maschile, umiliarne un'altra a cui viene chiesto che biancheria indossava al momento di uno stupro, sono modi per giustificare delitti inaccettabili e mantenere la predominanza nella società.
      Credo che le donne, da sole, non riusciranno a instaurare un cambiamento e neppure gli uomini da soli... occorre che entrambi si ripensino e decidano di attribuire alla diversità dell'altro il proprio stesso valore.
      Sono stata a lungo volontaria nel sociale e ho potuto toccare con mano quanta violenza viva nelle case e come questo determini il futuro delle generazioni che lì crescono... sento perciò il dovere di parlare della violenza di genere pur sapendo che non si può svuotare il mare con un cucchiaino.
      Nelle famiglie dove la donna e l'uomo sono consapevoli del loro valore di persona, nasce l'aiuto reciproco ed è possibile vivere e crescere bene. Di tali uomini ce ne sono tanti, sono silenziosi ma ci sono.
      Grazie Vivì, ho molto apprezzato il tuo messaggio.
      Ciao.

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  5. che permette e avalla proprio no. diciamo che il femminicida avrebbe l'ardire di ritenere un suo diritto tale atteggiamento mentale. fino al punto culminante di non essere in grado di controllare le emozioni e i bisogni. ma è solo povertà intellettuale e sentimentale. e un'infamia. buon giorno

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    1. Si può permettere e avallare pur senza farlo "in chiaro" perchè la legge non lo permetterebbe... ma in soldoni, come si suol dire, succede questo.
      Il femminicida non riconosce quasi mai la propria violenza perchè l'attribuisce alla compagna e pensa di avere il diritto di rispondere a provocazioni o a diritti negati che non esistono.
      Concordo con te, la violenza è spesso frutto di povertà intelletuale e sentimentale, oltre che di cultura.
      Buongiorno a te Ant.

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    2. diciamo che vi sono delle concause socio-culturali. buon giorno

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  6. Non basta l'ergastolo.
    nessun carcere può riabilitare una belva umana
    costoro vanno abbattuti.
    M.

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    1. Mi è capitato spesso di pensare come possa sentirsi una persona di sesso maschile leggendo del comportamento degli "altri" che non gli somigliano per niente. E qui arrivi tu.
      Grazie.

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- Grazie per il tuo commento che sarà sicuramente rispettoso.