Leggo su un quotidiano di un'organizzazione indiana, ora sgominata dalla guardia di finanza, che aveva avviato un vasto giro di lavoro nero. Il giornalista che ha scritto il pezzo, non si scandalizza certo per questo ma per il modo in cui l'organizzazione operava: aveva infatti dotato i propri lavoranti (quasi tutti immigrati irregolari) di un dispositivo elettronico per controllarne il lavoro.
A me questa notizia non stupisce... forse non capisco fino in fondo la gravità del fatto ma penso a quel che ho letto sulle veloci catene di montaggio nostrane, dei cartellini da timbrare, dei cercapersone... non sono forse catene queste?
Quante sono le catene a cui sottostiamo ogni giorno in qualità di cittadini? Controllo è la moderna parola d'ordine e chi può lo esercita in ogni modo.
Viene da chiedersi se sia lecito il controllo. Fino a che punto il datore di lavoro può pretendere di controllare l'opera di chi ha sul libro paga. Per come la penso, il controllo è lecito se non è spinto a sottomettere, piegare, a limitare legittime libertà, se non vìola l'intimità, se non costringe a rinuciare ai diritti di persona. A questo punto, per me, timbrare un cartellino o mettersi un dispositivo al bavero, ogni mattina, non fa grande differenza.
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ciao Sari, quel dispositivo, lo applicherei ai dipendenti pubblici, poi li compenserei a seconda del merito. Comunque, non credo si possa misurare il rendimento e la correttezza con un dispositivo. Vabbè, rimane un'utopia, come tante altre. Intanto rotoliamo. Bella giornata qui. Il cielo è blu, il vento anche :)
RispondiEliminanoooo...che hai capito? Che ne so chi vince le elezioni :) nessuno...per quanto mi riguarda.
dana
Vinto, perso.. quando si tratta di elezioni c'è solo chi perde e siamo noi, se la questione morale non è abito feriale per eletti.
RispondiEliminaHo il dente avvelenato con tanti dipendenti pubblici e taccio per non esagerare con le parole.
Sole e cielo quasi sereno anche qui, spero che duri almeno qualche giorno.
Ciao Dana!
Sari