- "Sogno una pace leggera, diffusa, tanto normale da parer banale”- Sari

10 feb 2011

La Città futura

Odio gli indifferenti. Credo che "vivere vuol dire essere partigiani". Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti. L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: "se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?" Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
Odio gli indifferenti anche perché mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

La Città futura - Antonio Gramsci 1917, Einaudi


Articolo copiato dal blog di Cangala

.

8 commenti:

  1. Ciao Sari, hai riportato un brano che è di un'attualità sconvolgente.
    "L'indifferenza opera potentemente nella storia..."
    Mi sa che lo stiamo verificando.
    Ti auguro una buona giornata!
    Lara

    RispondiElimina
  2. Mi ricordo a scuola, quando gli insegnanti dicevano che la scuola è "apolitica" , e noi dicevamo che anche così, negando , si faceva politica, una politica per omissione . Io cerco di non odiare, mi pare oltretutto un dispendio inutile di energie, ma quelli che te li porti dietro come un peso morto , nel mondo civile, fanno fare agli altri il doppio della fatica. Meraviglioso Gramsci!

    RispondiElimina
  3. Buongiorno Lara :))
    Leggendo la storia a ritroso, scopro con sgomento quanto sia vero che l'umanità è incapace di cambiare e imparare dai propri errori... e come il ricorso storico non sia una balla.
    Senti questo aforisma di Edward Gibbon, storico del '700, ad esempio: "I principi di una libera costituzione sono irrimediabilmente perduti quando il potere legislativo è nominato dal potere esecutivo."
    Anche gli aforismi fanno riflettere.

    Ciao Lara.
    Sari

    RispondiElimina
  4. Buongiorno Lorenza :))
    Per come la penso, la scuola non è certo indifferente alla politica. Non lo è mai stata, a cominciare dai libri di testo adottati. Forse, se fosse vero, si potrebbe dire che la missione educativa non si lascia influenzare dalle correnti politiche.
    Siamo abituati a pensare alla politica come a qualcosa di sporco, vischioso... invece è (sarebbe) un'arte necessaria e di grande valore.
    Ciao!

    Sari

    RispondiElimina
  5. Sarà, Sari. Qualcosa mi induce a pensare che si possa non essere indifferenti senza essere necessariamente partigiani. Cercare degli equilibri fra le parti.

    Essere partigiano ti porta all'eccesso e l'eccesso copre la terra di cadaveri. Gramsci se ne accorse alla fine, quando i suoi compagni di partigianeria lo emarginarono. Se non ci avesse pensato Mussolini lo avrebbero ammazzato loro. Lui era soltanto di parte: gli altri erano fanatici. Ciao,
    Giuliano

    RispondiElimina
  6. Bentornato, Giuliano.
    Occorre sforzarsi parecchio per non essere partigiani, secondo me.
    I fanatici, invece, sono altro.
    Il partigiano, per come vedo le cose, sta da una parte possedendo anche un necessario spirito critico. Il fanatico non sa, non può, non crede di doverlo esercitare.
    Per il resto di cui scrivi, ne sai tanto più di me che lo prendo come sta e ti ringrazio.
    Buona domenica, Giuliano.

    Sari

    RispondiElimina
  7. Davvero bello questo brano che hai pubblicato.Sono d'accordo con quello che tu dici sull'essere partigiani(che non vuol dire fanatici).E poi ben lo sapeva Dante:l'ignavia è un peccato
    Grazia
    Ps sono arrivata al tuo blog tramite Lara.Se mi permetti mi fermo un po'a leggerti

    RispondiElimina
  8. Benvenuta Grazia, contenta di conoscerti.
    Sarò felice di vederti scorazzare per il mio blog. Sono alla mia prima esperienza e ancora non so dove arriverà ma intanto sto conoscendo tante belle persone, fra cui te.
    Grazie a Lara.

    Sari

    RispondiElimina

- Grazie per il tuo commento che sarà sicuramente rispettoso.