Esistono, gli angeli
Esistono gli
angeli? Esistono, sì, ma se poco so di quelli celesti, sono quasi
certa di averne incontrati di
terreni, persone come me, come te, ma
che hanno le ali
nel cuore... quel tipo di
ali che si possono perdere e
riguadagnare molte volte nella vita.
Anche tu che
leggi potresti essere un angelo, oppure lo sei stato o lo sarai domani.
Gli angeli
terreni sono persone generose e
coraggiose, dallo sguardo acuto, che sanno vedere nel prossimo un fratello,
chiunque sia, senza lasciarsi condizionare
dal colore della pelle, dall'abito che indossa o dal
modo diverso di concepire la vita.
Erri De Luca
dice che gli angeli non sono distinguibili dagli altri e che ti accorgi di loro
solo quando se ne sono andati, che li
riconosci dai doni che ti hanno lasciato.
Io la penso come lui e forse anche Manu lo penserebbe, se conoscesse Erri
De Luca.
Chi è Manù? E'
uno dei protagonisti della storia che
sto per raccontare, una storia di
angeli, di quelli che abitano fra noi.
Manu è nato
in una famiglia senza forza e speranza,
da persone deboli - ognuna a modo suo - e poco pronte ad accoglierlo, a fargli posto, così Manu fu sempre di troppo
nella sua casa e quel peso lo
sentì come colpa. Fu dapprima un bambino chiuso, poi un adolescente pieno di
paure, poi un giovane insicuro a causa di quell'amore che rende robusta la
spina dorsale e che a lui era mancato. Aveva
vent’anni e solo nei sogni incontrava qualcuno
che gli voleva bene e gli diceva chi era e perchè era venuto al mondo.
Manu non fu
quindi pronto ad affrontare la vita adulta e si sentì estraneo
in qualsiasi ambiente, come fosse
atterrato per sbaglio in un pianeta
dove c'era un unico diverso e quel diverso era lui.
Man mano che i
giorni e gli anni passavano, una polvere
grigia pareva velargli lo sguardo sul mondo e copriva pian
piano ogni cosa rendendola priva di attrattiva.
Cos'era la vita, per chi e cosa valeva vivere?
Il Natale era appena
trascorso quando un evento banale
aumentò a dismisura la polvere grigia,
la vista gli si offuscò e
sbandò, non potè guidare l'auto nè la
sua vita
e frenò. Si fermò e, pur sentendosi stordito, si
guardò intorno. Attorno a sé vide alti e lunghi palazzi addossati gli uni agli altri, così
uniti da parergli abbracciati.. questo gli
procurò nuovo sconforto perché aumentò
la sua solitudine.
Si sentì
stanco, tanto stanco, si allungò fra i
sedili dell'auto, troppo piccola per le sue lunghe gambe, e si addormentò.
Dall'oggi al
domani Manu diventò un senzatetto che sopravviveva
con quel poco cibo che gli scarsi denari gli consentivano e quel che il padre, che
l'aveva cercato e trovato, gli portava.
La sera Manu
stentava ad addormentarsi e steso fra i sedili guardava il tettuccio dell'auto che era
diventato il suo cielo senza stelle e pensava che quel suo rifugio gli era insieme nido e bara.
A sera tardi
sentiva lo schiamazzare sommesso dei giovani che rientravano dopo il divertimento
serale e avrebbe voluto essere con loro,
uno di loro, con genitori che li aspettavano e un posto da chiamare "camera mia". Lui non aveva avuto nè una cosa nè l'altra.
Gli pareva di
non nutrire speranza alcuna per la sua
vita, che il mondo e le cose gli fossero ostili e d'essere ormai insensibile a tutto, abbandonato dal cielo e
dagli uomini.
Manu si sbagliava:
era capitato nel posto giusto e la
sua vita poteva cambiare perchè lì, dove s’era
fermata, abitavano due angeli.
Si chiamavano
G e G ed il primo G era un Angelo-mamma, con cuore di mamma, pensieri di mamma, cure
di mamma. Il secondo G era un
Angelo-papà con forza di padre, sicurezza di padre, e ispirava
fiducia di padre.
Quando Mamma G
si accorse di Manu e vide, passando vicino l'auto, quelle lunghe gambe rattrappite nel poco spazio offerto dall'abitacolo,
pensò fosse un drogato, un disadattato e
gli fece pena e anche rabbia... quanti giovani si perdevano in tal
modo... ma non rimase indifferente e ogni
giorno, dai vetri della finestra di casa sua, sorvegliò quel tettuccio d''auto sotto il quale un giovane
stava patendo chissà quali tormenti. Non
sapeva cosa fare e si torceva le mani per l'impotenza.
Giorno dopo
giorno la sua inquietudine crebbe e ne parlò con Papà G che la condivise, mischiarono i pensieri e decisero che quel
ragazzo non poteva essere abbandonato.
Il
mattino dopo mamma G bussava ai vetri
dell'auto di Manu e gli chiedeva chi fosse,
se avesse fame o sete. Gli tese una mano a cui lui non diede peso.
Qualche giorno
dopo, fra un panino, una bibita e tanti materni sorrisi, gli chiese della sua
famiglia... e perchè... e come mai si fosse arreso…
Manu
rispondeva brevemente, accettava grato il cibo che gli veniva offerto, apprezzava
il dono di un cuscino, la possibilità di lavarsi ma non
trovava la forza per cambiare la
sua vita e si lasciava andare alla deriva.
Ogni tanto suo padre gli faceva visita
ma non sapeva
convincerlo a tornare a casa e, seppure con dolore, si arrendeva.
I due G e G erano angeli, sì, ma avevano forza e determinazione
"diabolica" e non s'arresero
neppure per un attimo davanti ai rifiuti di Manu. Mamma G alternò le cure a sgridate terapeutiche e
bussò a tutte le porte per cercare quell'aiuto che lei, lo capiva bene, non sapeva
dare al ragazzo. In cambio ricevette
solo parole vaghe o rifiuti.
Mamma G
fremeva e anche se il Natale era ormai passato da tempo,
il suo peregrinare
da un ufficio
all'altro, le faceva pensare al povero Giuseppe
raccontato da Gozzano e ai rifiuti
davanti alla richiesta di un
alloggio per la sua Maria: "Avete
un po' di
posto, o voi
del Caval Grigio?" Anche a lei scoccavano inutilmente le ore senza trovare un consolante
"sì".
Ma
qualcosa si stava muovendo perchè
davanti all'ostinazione degli angeli, al
loro insistere a credersi nel giusto,
che possono fare i comuni e immobili
mortali?
Ogni giorno
Manu dimagriva e più s'indeboliva e meno lo infastidivano i commenti, gli insulti,
il disprezzo dei passanti. A volte provava un po' di paura e temeva i balordi
notturni che aveva incontrato più volte ma rimaneva immobile, quasi che le
paure notturne fossero una versione di quelle diurne dove si muovevano i
giusti, i benpensanti, i crudeli con, e senza colpa.
Spronati dalla
banda G e G, Manu fu avvicinato dagli assistenti alle persone di strada e da altre strutture sociali…
ma lui no, non si fidava di nessuno, o
non aveva la forza per farlo, e poi la sua casa era ormai l'auto
che ora profumava di famiglia,
protetto e scaldato dalle coperte e
dall'attenzione che Mamma e Papà G gli garantivano.
Sarebbe stato
quasi contento di quella sistemazione se
Mamma G gli avesse dato tregua... ma lei alternava alle premure i rimproveri, lo punzecchiava e non lo lasciava in
pace.
Neppure gli
angeli G e G erano in pace nel vedere una vita giovane gettata via a quel modo e pativano sempre
più. Non potendo stare con le mani in
mano, fecero un ultimo tentativo
rivolgendosi ai servizi sociali del paese
natio del ragazzo a cui raccontarono di quel lungo anno trascorso ad occuparsi di Manu e della preoccupazione
per l'inverno in arrivo.
Dietro quella
scrivania, quella volta, non sedeva un
rigido funzionario ma una donna-angelo-comunale che ascoltò e si
commosse davanti a tanta dedizione.
Prenotò gli aiuti
necessari, il
giusto sostegno e tutti insieme tennero le dita incrociate aspettando quel necessario
sì di Manu a cui era legato tutto il progetto.
Era pronto
Manu, che da tempo s'era arreso, a dire quel sì?
Il mondo che
vedeva attraverso una coltre gli limitava la visuale e non s’era quasi
accorto che ogni volta che Mamma e Papà
G gli parlavano, lo spronavano, lui
intravvedeva uno squarcio in quel grigiore e giorno dopo giorno quel buco si allargava facendogli vedere una
piccola luce.
Non lo sapeva ancora, ma tutto quell'amore,
quello sguardo perenne che dall'alto gli
offrivano i due Angeli, lo avevano
cambiato. Preso per mano dalla banda G & G
disse sì, si lasciò accompagnare agli incontri, si lasciò fare, si fidò
nuovamente di qualcuno e si avviò per una strada che lo avrebbe portato a trovare un suo posto nel mondo.
Rinvigorito da
quell'affetto, quelle premure che per la
prima volta sperimentava, osò sperare, guardò
davanti a sè e vide una strada.
Si sentì partorito non da donna ma
da Madre.
E sorrise.
Quest'anno,
gli angeli G e G hanno rispettosamente anticipato il Santo Natale e, chiedendone scusa al Cielo, hanno gridato: è nato! I primi vagiti del nuovo Manu li
sentono come
regalo natalizio e se li tengono stretti in cuore sperando che quella creatura,
che non abbandoneranno, cresca sana e
robusta.
Sono sollevati
e contenti, i due angeli terreni.
E contento è
anche il piccolo angelo, di
quelli che le ali le hanno davvero, che,
accucciato accanto alla canna fumaria del grande complesso residenziale da cui
vegliava, sbadiglia, stiracchia le ali
un po' intorpidite e sospira.
S'assopisce sorridendo e pensando che domani potrà tornare a casa.
Troverà un posticino
in prima fila accanto alla divina
capanna?
Sari
Gli angeli G e G sono miei amici e questa storia è vera. I particolari che non sono noti li ho presupposti, il nome di battesimo è di fantasia.
.
Anche io avrei voglia di raccontare un episodio. Molto bello.
RispondiEliminaUn bacio a questo cucciolo ritrovato e ai tuoi amici.
Raccontalo, Cangalina, poi te lo chiederò in prestito. Abbiamo tanto bisogno di raccontare quel che siamo per davvero.
EliminaPorterò il bacio agli amici. :)