Oggi ricorre il centenario del gesto che, in breve tempo, avrebbe condotto l'Europa alla prima guerra mondiale. La bravissima giornalista serba Marina Lalovic, inviata di radio3rai, è andata a Sarajevo e ha intervistato la popolazione, per capire come si vive, oggi, questo fatto e a cosa servono, se servono, i festeggiamenti che si sono preparati per questa occasione.
La pagina del riascolto (podcast) della trasmissione è QUI e titola: Sarajevo, cuore dell'Europa?
L'ascolto non è brevissimo ma vale la pena farlo fino in fondo perchè parla anche di noi e della importante percezione del giusto e ingiusto.
Due frasi che mi sono rimaste impresse:
- Commemorare vuol dire mettersi un lutto al braccio e restare in silenzio.
- La vera giustizia è il riconoscimento dell'altro.
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Sto ancora ascoltando il servizio radiofonico ed ho la conferma che nonostante i 100 anni trascorsi le conseguenze si riversano inevitabilmente ancora su questi popoli e di riflesso sul''Europa.
RispondiEliminaLa cosiddetta coscienza per riuscire a stabilire cosa è giusto e cosa no, chi è l'eroe o il terrorista/assassino. Sono passati solo 22 anni dalla loro guerra civile quindi i segni credo siano ancora molto evidenti come lo dimostrano le interviste, non è stata cancellata solo la storia anche le ideologie. Personaggi storici contraddittori che rendono persino incerta la propria nazionalità.
E' anche interessante che il vissuto serbo degli anni novanta abbia "tranciato di netto " la vecchia storia. Sembra una continuità ma in realtà la storia lo smentisce.
Io credo anche però che la storia oltre a smentirsi si ripete sempre e che le guerre non termina mai del tutto.
Molto bello questo aspetto.
In sostanza credo di aver capito quello che dice la cronista: questa commemorazione è definita una data complicata.
"LE COSE NON SONO SOLO BIANCHE O NERE........ SONO A POIS"
A presto Sari!
Chi potrebbe vantarsi di avere un'opinione a "pois"? No, si fa bella figura solo schierandosi con decisione di qua o di là... con buona pace delle ragioni di ciascuno.
EliminaAnche in tempo di cosiddetta pace, il vedere le cose diversamente può essere seme di guerra e occorre fare attenzione e mettersi accanto all'altro e ascoltarlo in silenzio.. sperando che lui faccia altrettanto.
Buona domenica, ciao!
P.S.: Ti sono grata di avere ascoltato il reportage da Sarajevo. Ho conosciuto una giovane donna, scampata al massacro dei suoi cari.. lei mi ha raccontato cose tanto orripilanti da non parere umane.
Come tutte le guerre si cercava un motivo per farla
RispondiEliminal'uomo è così, litiga solo in quelle giornate in cui è ben disposto per litigare
Spero ci siano anche giornate in cui si è disposti a perdonare o a passare sopra quel che dà fastidio.
Eliminano, quelle non ci sono
Eliminaa volte si è meglio disposti
ma deve subentrare uno stato di grazia che si verifica molto raramente.
Forse basterebbe far tacere la voglia di vincere a tutti i costi ed ascoltare le ragioni dell'altro.
EliminaSpero che un giorno Sarajevo divenga un simbolo di pace fra i popoli. E spero che, dalle nostre parti, ci siano meno monumenti ai generali ed ai re della guerra e più icone di pace.
RispondiEliminaLa mia speranza nella pace desiderata e cercata per davvero scema sempre più... la guerra genera troppi quattrini e i conflitti spesso hanno ufficialmente giustificazioni nobili. Ci salverà solo la cultura dell'informazione vera.
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