Dialogo
fra babbo Geppetto e il bimbo Pinocchio
- Babbo, per favore, cerca di ricordare.
- E te l’ho già detto mille vorte che
tu sei nato da un piccolo tronco di pino, e che tu eri un burattino e che poi
tu sei diventato un bambino vero.
Il
falegname lavora e intanto parla al suo bambino che, seduto su
uno sgabello, lo interroga senza sosta.
Vorrebbe essere lasciato in pace perché ha tra le mani un pezzo di legno pregiato che deve diventare un bel mobiletto e non vorrebbe
essere distolto ma il bambino non gli
dà tregua.
Il bambino è seduto su uno sgabello e
torcendosi le mani, tiene lo sguardo
basso che, di tanto in tanto, posa sul padre per saggiarne l’umore. Non sa
fin dove spingersi con le sue domande ma ha bisogno di sapere.
- Sì, ricordo d'essere stato un
burattino... o forse ricordo solo quel che mi hai raccontato sempre. E so bene che tu sei il mio babbo ma...
- Il mio babbo, senti come parla bene
l'italiano questo ragazzino che è andato a scuola tre giorni e che dopo tutto quel che gli ho
insegnaho non ha imparaho a dire "il mi' babbo" come fanno tutti i cristiani che vivono da
queste parti.
- Dicevo - riprende il bambino - che
so che tu sei il mi' babbo ma un babbo, per quanto bravo e abile sia, non può
fare nulla da solo e vorrei sapere chi è
la mia mamma.... anzi, la mi' mamma.
- Bravo, vedi che quando tu voi …
- Allora babbo?
- Allora allora… - dice il falegname più preoccupato dalla
piega del discorso che irritato - io t'ho fatto con un pezzo di legno di pino
e...
- Ed è per questo che mi chiamo
Pinocchio - termina il bimbo un poco spazientito da quella tiritera che sa a
memoria e non gli dà le risposte che aspetta da tempo.
- Certo che se m'interrompi sempre -
prende tempo il babbo che non è avvezzo a trattare certi argomenti e non sa
come arginare le domande del suo figliolo.
- Tu m'hai fatto da un pezzo di pino
e sono diventato un burattino e te ne ho combinate di tutti i colori. Ma...
- Non farmici pensare, sono
persino finiho in prigione per colpa
tua.
- Perdonami babbo - e il bimbo
abbassa la testa vergognandosi di quel che neppure ricorda d'avere combinato.
- Acqua passaha figliolo, adesso non
posso che essere orgoglioso di te e sono quasi felice.
- Quasi, babbo? - e sul viso di Pinocchio appare un'ombra che produce una stretta al cuore al
falegname che ogni tanto alza lo sguardo per
guardare il figlio.
- Ma sì, ho detto "quasi"
perchè la perfezione non è di questo mondo ma... sì, lo sono.
- Anch'io sono "quasi" felice d'essere il tuo figliolo e potrei
togliere il quasi se tu rispondessi una buona volta a tutte le mie domande.
Il falegname pialla ora con più
foga, come se la forza della lama potesse toglierlo da quell'impiccio in
cui si trova. Quel "quasi" detto da Pinocchio gli pesa però sul cuore e mentre lavora cerca parole mai
dette per spiegare quel che neppure lui capisce appieno.
- Forse la Fatina ti ha dato una
mano, babbo? E' così?
- Sì, la cara Fatina ci vuole bene –
s’illumina speranzoso il falegname
- e sarà sempre presente nella nostra vita
e con lei abbiamo operaho in modo che tu
diventassi un bambino vero.
- E' quindi lei la mia mamma? Oh
babbo, dimmelo una buona volta – azzarda Pinocchio che,
per la foga, si è sporto in avanti e sta quasi per cadere su un mucchio
di trucioli – ho bisogno di sapere.
- Senti Pinocchio - comincia il babbo
brandendo una raspa come fosse la bacchetta magica che toglie dagli impicci - senti...
Pausa.
- Sì?
Il babbo, rosso in viso, sta quasi
per arrampicarsi sugli specchi affinchè
quel “quasi felice” sia
cancellato per sempre quando gli balena un'idea.
-
Dimmi, a scuola t'hanno insegnaho come si riproducono i fiori, le api e tutto il creato?
- Sì,
si riproducono dall’incontro di maschile e femminile ed è per questo che...
- E t’ hanno insegnaho anche come si
riproducono gli esseri umani?
- Sì babbo, gli esseri umani si
riproducono con l'amore ed è per questo che io...
- Ma allora se tu sa tutto e stai qui
a tormentare un povero falegname oberaho di lavoro. Tu sei nato dall'amore con
cui io e la Fatina ti abbiamo salvaho da
mille pericoli.
- Oh babbo, finalmente!!!
Posso dirlo a tutti che anch'io ho una mamma e che si
chiama Fatina?
- Beh - comincia il falegname ma il figlio gli si
butta improvvisamente addosso sporcando il vestitino di segatura e lascia
perdere e dice che sì, può dirlo e se lo stringe al petto con tutto
l'amore che prova per quella sua creatura nata da un mistero.
- Non piangere babbo – dice Pinocchio
con voce tremante di commozione.
-E un sto piangendo - risponde il
babbo con voce roca.
- E allora cos'è che mi bagna?
- E … piohe
- Ma no, c'è il sole.
- E un lo so.
- Lo
so io, babbo, le lacrime sono tue e
piangi perchè sei un babbo vero e solo i veri padri producono figli veri.
Il povero falegname stupisce ancora
per quel figlio che gli è fiorito fra le mani. Pensa che fino a ieri Pinocchio era uno
scapestrato burattino, poi è diventato
un bimbo e ora, da maestro, gli insegna qualcosa
di cui non sa nulla, che non ha mai
desiderato sapere ma che ora sente essere essenziale… qualcosa che gli produce una felicità che quasi il petto non può
contenere.
-
Sì, le lacrime sono mie, caro
Pinocchio. E sono lacrime di gioia.
- E mischiano con le mie, babbo perché anch’io
sono felice.
Qualcuno sta per entrare nella
bottega ma vedendo i due abbracciati fra assi, trucioli e segatura, pensa che quello
non è momento e silenziosamente se ne
va pensando che la vita sa essere veramente bella.
Sari
Nota: La voce fiorentina di Geppetto è della mia amica Arcangela. Grazie.
Un bel racconto!
RispondiEliminaSaluti a presto.
Buona domenica, Cavaliere.
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