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14 ott 2015

Pensiero serale




"Oggi si ricorre sempre più spesso a neologismi creati ad arte per far sì che non siamo più noi a pensare con le parole, ma che siano le parole stesse a pensare per noi".

Marcello Pamio







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4 commenti:

  1. Tragicamente vero. Ma come si è arrivati a questa situazione? Io temo siano diversi i fattori scatenanti. L'accelerazione esasperata dei ritmi e dei tempi di ogni cosa, che nasce dalla necessità dell'iperproduzione per maggiori guadagni, toglie spazio al pensiero che ha bisogno di quiete per elaborare le parole. La conseguente superficialità applicata non solo al pensiero, ma anche ai sentimenti e alle emozioni. Il bombardamento di stimoli non sempre e non necessariamente positivi dei mezzi di comunicazione fa sì che si debba saltare velocemente da un campo ad un altro.
    Non è un caso per esempio che FB sia molto più attraente e quindi frequentato dai blog. Basta mettere un +1 e in un secondo hai segnalato la tua visita, senza bisogno di riflettere ed elaborare le sensazioni, per tradurle poi in parole scritte, il che richiede molto più tempo e impegno.

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    1. Quanto sono d'accordo! I social, e i gradimenti in genere, prevedono un clic o una risposta entro stretti confini e quel che è grave, permette di credere che quello dato sia un parere vero, che ci si sia espressi..
      Quanto vale un clic? Molto... e a noi costa ben caro perchè ci toglie la fatica di pensare, di informarci e riflettere facendoci diventare un popolo di atrofizzati
      Ciao!

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  2. Un po' sgrammaticato il mio commento ..... perché appunto scritto di getto. Ovviamente volevo dire "... e quindi frequentato rispetto ai blog".

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    1. Anch'io scrivo di getto per poi pentirmi d'averlo fatto... il tuo commento è comunque perfetto.

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- Grazie per il tuo commento che sarà sicuramente rispettoso.