3 nov 2014
Il caso del giorno
Il procuratore capo di Roma (sul caso Cucchi):
"Pronti a riaprire le indagini e a incontrare la famiglia per individuare fatti nuovi e cercare altre prove"
Questo titolo, che parzialmente mi rassicura, è il prodotto del nostro sdegno, ce ne rendiamo conto?
Se avessimo tenuto per noi il malcontento e, soprattutto, la preoccupazione che questo caso ci ha procurato, non ci sarebbe stato nessun pur necessario ripensamento.
Il verdetto da brivido sul caso Cucchi mi ha lasciata sgomenta ma i giudizi sulla sua persona da parte della difesa degli operatori di giustizia - fossero stati pure giusti (e per me non lo erano) o condivisi (non da me) - mi ha allarmata: come ci si può appropriare della giustizia quando ben si sa che a nessuna persona è concesso giudicare, condannare o assolvere un cittadino e che questo compito spetta a una Magistratura con la lettera maiuscola?
L'indignazione collettiva e i giornali che l'hanno riportata (e questo ha fatto la differenza) è stata paletto all'indecente accaduto e ora vedremo cosa ne seguirà.
Ecco come si fa politica VERA, come possiamo difendere i diritti, la giustizia e quindi noi stessi... avendo cura di ogni vittima e di qualsiasi forma di intolleranza. Senza lasciarci fuorviare da chi cavalca le nostre paure per suoi progetti.
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questa dichiarazione mi inquieta molto anche per un'altra ragione....... ma se una situazione non finisce sui giornali e la gente, quindi , non si indigna.........ma se c'è qualche sfigato che non ha una famiglia alle spalle fatta di donne così decise e battagliere........allora interessa a qualcuno sanare qualche evidente ingiustizia?( ...e ce ne sono, eccome se, purtroppo, ce ne sono....) Emanuela
RispondiEliminaE' così, Emanuela, purtroppo è così. Se non hai denaro, se non hai voce, se sei povero, se nessuno ti sta accanto... soccombi in silenzio. Però tutta questa vicenda ci sta insegnando che occorre darsi da fare, che non bisogna fidarsi delle dichiarazioni pubbliche e che bisogna sperare attivamente che la giustizia sia giusta.
EliminaGrazie sai... un caro saluto.
Infatti m'immagino le migliaia di storie soffocate nel silenzio. Anch'io provo questo senso di inquietudine come Emanuela. Non basta la giustizia, bisogna fare la voce grossa, urlare ed aggredire. Non è giusto ma qui pare che funzioni solo così. Bisogna farsi sentire costi quel che costi. Le persone timide, insicure, appartate, riservate, impaurite e spaventate... che potranno mai fare di fronte a storie così grandi?
RispondiEliminaCi sono deboli che andrebbero protetti dalla giustizia e qui, spaventosamente, non avviene.
Funziona così, come dici, Carla.Riflettendo, però, credo sia sempre stato così e che alla giustizia occorrano necessarie spinte affinchè si realizzi. Avere cura della giustizia, nostra o degli altri, dovrebbe essere cosa necessaria dopo il cibo.
EliminaGrazie tante, buona giornata Carla.
Apprezzo molto il messaggio positivo di speranza che associ a quanto successo: credo che seminare germi di speranza in tempi così cupi e così poco promettenti sia una delle cose migliori che possiamo fare.
RispondiEliminaSalutone.
Grazie per il conforto che mi procurano le tue osservazioni sul mio essere positiva.
EliminaUn caro saluto e buona giornata (qui, come sai, bruttissima).
Ciao Franz.