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7 feb 2013

Odio gli indifferenti



“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

Antonio Gramsci
11 febbraio 1917





4 commenti:

  1. Sono prostrato
    non ridere, non voglio dire che ho la prostata!

    per favore però aggiusta la firma.

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    1. Aggiustata! Tu sei prostrato per il testo, credo, io per il mio errore (che ho prontamente corretto)... fra i due sto meglio io.
      Però, se ti sei sentito prostrato dal testo questo dice tanto di te.
      Grazie per la segnalazione, buona giornata.

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  2. Quando eravamo al liceo, primi anni settanta del secolo scorso (Oddio quanto tempo!) ci dicevano che a scuola non si fa politica, non si deve fare! La politica non attiene alla scuola, si frequenta, si studia, si capisca e si riceve quello quello che si riesce e si può, ma senza interpretazione politica. Invece , dicevo io, è tutto falso, perché politica è tutto, anche il modo di fare scuola. Ci andavo in bestia su queste falsità sostenute da gente che si "chiama fuori", che non si sente responsabile, che è indifferente. D'accordo con Gramsci, non è la prima volta che leggo, due notti fa l'ho sentito alla radio tornando a casa. Però dal non essere indifferenti bisogna fare il passo successivo, cambiare le cose. E' lì il duro.

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    1. La mia prof di psicologia diceva invece che tutto è politica, ci incitava a conoscere e partecipare. Ci prestava libri suoi che raccontavano la storia diversamente dai libri di testo ed ebbe un sacco di grane per questo.
      Sono d'accordo con te, occorre che tutti s'impegnino nel sociale, ognuno per quel poco o tanto che riesce a fare, che sa fare. Io ho fatto la mia parte, ora lo fanno i miei ragazzi che sono cresciuti vedendo il mio impegno.
      nella mia città è più facile impegnarsi perchè i quartieri sono aperti ai cittadini, non così, a quanto mi dicono, in altre città.
      Ciao scrittrice! Buona serata, anche se lavorativa.

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